Data

10 2021

Ha resistito al processo di consolidamento del sistema del credito mantenendo una ricca rete di istituti bancari locali. In provincia di Cuneo sono n le realtà fortemente radicate sul territorio, tra banche e casse di credito, a fianco delle fondazioni, in primisla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Un tessuto prezioso per lo sviluppo industriale e imprenditoriale. Se da un lato il territorio ha mantenuto il suo patrimonio di istituzioni bancarie locali, dall’altro però il consolidamento nel comparto del credito emerge dalla riduzione del numero di sportelli presenti nei centri urbani del Cuneese. I sindaci di molti dei 220 centri della provincia, tuttavia, cominciano a ricevere richieste di copertura del servizio. Alcune valli, al confine con la Liguria, stanno cominciando ad accusare un impoverimento dei servizi bancari.

Ha resistito al processo di consolidamento del sisterna bancario italiano e oggi conta 11 tra banche locali e Casse di risparmio, oltre auna rete di fondazion i preziose per la “restituzione” ai territori di parte delle risorse che confluiscono in dividendi. La provincia di Cuneo fa del suo rapporto con la rete di banche locali un punto di forza per lo sviluppo economico del territorio. E da queste parli essere riusciti a mantenere una presenza forte di istituti di credito locali è un valore aggiunto. «L’Italia, a differenza di altri paesi sottolinea Antonio Miglio, presidente della Cassa di Risparmio di Fossano ha deciso che serviva consolidare e favorire le banchepiù grandi. Se guardiamo alla Germania, che ha 1.700 banche, o alla Francia, che ne conta tra le 6ooe le 700, e le confrontiamo con il centinaio di istituti presenti in Italiac'èdachiedersi se siamo noi nel giusto o loro». Negli anni Novanta le banche lcali erano 15, il numero e la struttura finanziaria negli ultimi trent’anni ha tenuto, «questo è servito a sostenere lo sviluppo i ndustriale della provincia e della sua rete di Pmi» aggiunge Miglio. E non si tratta di unapresenza “residuale”, schiacciata dai grandi gruppi, ma esattamente il contrario: «Lo dimostra il caso della Cassa di Risparmio di Fossano, tra gli altri, territorio nel quale sono presenti 16 istituti di credito ma la Cassa contai! 60% della raccolta e il 40% degli impieghi».

Sportelli e razionalizzazione In realtà le ricadute dei processi di consolidamento nel comparto bancario si vedono anche nel Cuneese come sottolinea Carlo Ramondetti, direttore generale di Banco Azzoaglio: «Sul territorio spiega la fusione tra Intesa SanpaoloeUbi ha stravolto la geografia dell’intera provincia, con una riduzione della densità di sportelli per abitante, un valore che fino all’anno scorso è stato tra i più alti d’Italia, uno ogni settecento abitanti, un po’ come i macellai». Il vero tema sarà capire come questa riorganizzazione impatterà sui numerosi comuni. «I sindaci di molti dei 220 centri in provincia di Cuneo cominciano a ricevere richieste di copertura del servizio, istanze che poi arrivano a noi con altrettanta frequenza. Alcune valli, al confine con la Liguria, stanno cominciando ad accusare un impoverimento dei servizi bancari. La stessa pandemiahadimostratoche la digitalizzazione è un percorso segnato ma lo sportello continua ad essere importante per servizi di consulenzae di assistenza, potenzialmente aumentati».

Nuove vocazioni Meno operatività ma più servizi a valore aggiunto, questo il trend che spinge verso un cambio del modello di business che è tutto da costruire. In prospettiva, cosa faranno le banche del territorio? Occuperanno con nuovi sportelli gli spazi lasciati liberi dalle banche più grandi? «Devo distinguere due piani risponde Ramondetti sul modello classico di retail il problema c’è, i margini finanziari sono contenuti quindi l’approccio tradizionale è destinato a cambiare, una ulteriore razionalizzazione bisognerà farla.

Discorso diverso invece per le banche private che devono andare verso una propria specializzazione».
Per Banco Azzoaglio proprio durante la pandemia il focus sulle imprese si è radicato e il modello di riferimento è tornato ad essere quello della banca commerciale. «Abbiamo lavorato sul settore della consulenza d’impresa - racconta Ramondetti e abbiamo strutturato un servizio per il credito agevolato a partire dalla gestione dei decreti sull’emergenza, una vocazione che abbiamo rafforzato grazie alla partecipazione in Anteos, società per la consulenza e la finanza d’impresa strutturata, nella convinzione che finita la fase di emergenza e di aiuti straordinari bisognerà ripensare i rapporti con le imprese e dotarsi di strumenti adeguati». In prospettiva anche il credito di filiera andrà ripensato e rafforzato nella fase post-pandemica, a cominciare proprio dal comparto dall’agricoltura, settore nel quale Cuneo può diventare una sorta di laboratorio per nuovi modelli di cooperazione sul fronte bancario e creditizio Bcc e Casse rurali. Il mondo delle Bcc e delle Casse rurali con ta 8 istituti con sede principale in provincia di Cuneo e filiali tra Piemonte, Liguriae Valle d’Aosta. A seguito della riforma del 2016 il comparto si è diviso in due: da un lato Banca Alpi Marittime e Banca d’Alba che fanno riferimento a Iccrea, tutte le altre Bcc del territorio si sono aggregate a Cassa Centrale.

Secondo Sergio Marro, presidente della Federazione delle federazione Banche di credito cooperativo di Piemonte, Iiguria e Valle d’Aosta e presidente della Cassa Rurale di Boves, «Cuneo ha una tradizione, qui sono nate tutte le princiali banche di credilo coorperativo dell’intera area. Non vedo necessità di ulteriori fusioni, abbiamo costituito i Gruppi con l’idea però di mantenere ognuno la propria autonomia e indipendenza. Ora siamo concentrati sul far funzionare bene i Gruppi, si tratta di un lavoro non semplice che sta iniziando a dare i propri frutti». La presenza di questo tessuto ha rappresentato un valore ^giunto per l’economia del territorio. «Nel panorama attuale restiamo una realtà tradizionale, è difficile pensare a come potrà evolvere il sistema del credito bancario nei prossimi anni, anche alla luce del cambiamento delle abitudini, ma per ora resistiamo e siamo in buona salute». Anche le Bcc sono cambiate però, aggiunge Marro, «e grazie a questaalleanzacon le banche di secondo livello come (cerea siamo in grado di offrire qualsiasi tipo di servizio, quello che non è cambiato è la richiesta da parte del tessuto economico di dialogo e di collaborazione che noi continuiamo a garantire».

Difficile dire come evolverà in futuro il sistema del credito cooperativo. Secondo Ramondetti il credito cooperativo va comunque verso una aggregazione “di fatto”. Le singole Bcc e Casse rurali restano autonome ma si sono associale nei due poli di lecrea e Banca Centrale. «Si tratta di un processo che nei prossimi anni probabilmente porterà qualche consolidamento, anche se al m omento n on sono ancora emersi segnali chiari in questa direzione.

Dal punto di vista strategico però l’aggregazione è stata fatta, le capogruppo vigilano sugli andamenti e pongono obietti vi e criteri digestione. Ci immaginiamo che nel medio periodo ci sarà una polarizzazione intorno a queste due realtà».


Il tessuto
Ha resistito negli anni al processo di consolidamento che ha attraversato e trasformato l’intero settore del credito in Italia e vanta un numero importante di realtà molto radicate sul territorio, tra banche locali e Casse di credito. In totale sono 11 gli istituti che fanno capo alla provincia di Cuneo, un fattore secondo molti osservatori che rappresenta un vantaggio per la crescita delle imprese locali e del tessuto imprenditoriale della provincia più a Sud del Piemonte
I numeri
Si tratta di una delle province piemontesi che è maggiormente cresciuta dal punto di vista economico negli ultimi decenni, con una serie di indicatori che la pongono tra le aree più vivaci del paese. A cominciare ad esempio dal tasso di disoccupazione, che si ferma al 4,6%, tre punti sotto la media dell’intera regione.

Cuneo è, dopo Torino, la provincia piemontese con il valore aggiunto prò capite maggiore, pari a 29.893 euro. Il PII della provincia, in crescita dal 2016 al 2019, vale 19,5 miliardi Le vocazioni I servizi, con una quota di oltre il 60% del Prodotto interno lordo, rappresentano la prima voce economica dell’intero territorio cuneese, anche se l'industria mantiene un peso importante nel processo di generazione della ricchezza, visto che raggiunge una percentuale pari a circa il 28%. Nel confronto con il Piemonte emerge poi una forte vocazione della provincia nel settore primario: il contributo dell’agricoltura al Pii regionale raggiunge il 5% contro una media in Piemonte dell'1%.