Secondo Erica Azzoaglio va potenziata a livello tecnologico Erica Azzoaglio, lei è la presidente di Banco Azzoaglio, piccolo istituto con quartier generale a Ceva e 19 sportelli sparsi tra Piemonte e Liguria. Il settore immobiliare, anche durante la pandemia, si sta dimostrando una certezza per l’economia del Paese. Quali sono le previsioni per i prossimi 12 mesi? Continueremo a vedere questi volumi con questi tassi? «Sicuramente il settore immobiliare sta trainando fortemente l’economia grazie alle incentivazioni legate al superbonus. Le aziende sono state sostenute dal credito bancario garantito dallo Stato. Non dimentichiamo che le garanzie statali e le moratorie sui mutui hanno una fine ad oggi prevista perii 31 dicembre. È quindi presumibile che le ricadute della crisi pandemica calmierate nel 2021 saranno maggiormente visibili nel 2022 e determineranno un deterioramento del credito Molte aziende, infatti, non saranno in grado di generare il flusso di cassa necessario per far fronte agli impegni. I tassi per un po’ rimarranno bassi in attesa di una revisione della politica Bce che per ora non si vede».
Le attività imprenditoriali, dopo 18 mesi di pandemia, tengono o vede segnali di cedimento? «Prevedo un 2022 molto difficile, in quanto il settore economico, oggi vivace, è a mio avviso drogato dai molti ordini di acquisto derivanti dalla ricostituzione delle scorte, i magazzini infatti sono vuoti perché era stato bloccato tutto. Si ravvisa un rialzo generalizzato del prezzo delle materie prime che potrebbe avere conseguenze per la ripresa; il rischio è un aumento dei prezzi e conseguentemente una produzione che non riesce a partire e rimane stagnante ed una contemporanea crescita dell’ inflazione.
Questa situazione non favorisce i consumi, le famiglie italiane restano accorte nella gestione della spesa.
Stanno arrivando dall’ Europa molti sodi, è una partita che occorre giocare bene per fare ripartire gli investimenti».
Secondo lei quale politiche si dovrebbero adottare per valorizzare ancora di più le eccellenze del Piemonte? «Occorre promuovere le nuove competenze e le specializzazioni produttive. Serve una strategia di sviluppo che valorizzi le specializzazioni industriali storiche, ma che guardi contemporaneamente ai nuovi temi legati alla sostenibilità, allo sviluppo green e all’ innovazione Occorre guardare all’ industria 4.0. Il Piemonte ha una quota elevata di imprese con una tecnologia avanzata, imprese che stanno attuando la transizione verso la manifattura 4.0. Il nostro territorio vanta eccellenze nel campo del design, della logistica e della produzione agricola, settori che vanno sviluppati con politiche di filiera che il sistema bancario deve sostenere attraverso una consulenza specializzata. Bisogna potenziare le attività di meccanizzazione agricola e della trasformazione alimentare. Il nostro istituto sta investendo molto per far crescere le competenze sulla finanza di impresa e sul credito agevolato, sempre più importanti per le aziende».
Il problema più grande? «Una partita tutta da giocare è quella sulle infrastrutture sia in termini fisici che tecnologici. La mancanza di strade, autostrade, trafori e collegamenti aerei non può prescindere dalle risorse informatiche. È inaccettabile che ancora tanti centri di provincia non siano connessi o dotati di fibra».