Data

17 2025

Una banca che ha festeggiato i 145 anni di storia e che vuole continuare a fare comunità. Banco Azzoaglio è una delle realtà del credito locale piemontese: fondata nel 1879 a Ceva, nel Cuneese, da Paolo Azzoaglio, oggi è guidata da Erica e Simone Azzoaglio, presidenti del Consiglio di amministrazione e del Comitato esecutivo, mentre nella posizione di direttore generale c'è Carlo Ramondetti. Una famiglia di banchieri giunta alla quarta generazione e capace negli anni di tenere ben saldo il legame con il territorio, con le famiglie industriali e gli imprenditori di una delle province più vivaci d'Italia dal punto di vista manifatturiero.

 

L'Istituto si pone con famiglie, imprese, giovani e investitori come un interlocutore attento alle singole esigenze, ma anche come partner attivo nei progetti legati alla collettività. Dall'epoca del bisnonno Paolo, che fondò il Banco ai tempi della migrazione degli abitanti di Ceva verso la California, l'Istituto ha dimostrato di essere un player sempre più importante nel settore.

 

Ma i sogni non sono ancora finiti e oggi la famiglia guarda al futuro puntando anche sulle nuove tecnologie. «Il 2024 è stato un anno di crescita per la nostra Banca – racconta Erica Azzoaglio – e non solo dal punto di vista economico e patrimoniale: abbiamo generato nuovi posti di lavoro, raggiunto nuovi territori, interagito in modo intenso con le comunità nelle quali operiamo, ampliato i nostri servizi e continuato a innovare il nostro modo di 'fare banca'. I risultati che abbiamo raggiunto sono il frutto di un percorso intenso, iniziato nel 2019, che ha saputo interpretare le sfide di questi anni. Oggi siamo 188 dipendenti e il 46% di noi sono donne, mentre sei anni fa arrivavamo solo al 20%. La nostra età media supera di poco i 41 anni, e molte responsabilità sono affidate proprio ai giovani. Il 36% della nostra forza lavoro – aggiunge – ha meno di 35 anni. In sei anni abbiamo creato 50 posti di lavoro, incrementato le nostre masse intermediate di 1,9 miliardi e accresciuto il nostro patrimonio netto di 68 milioni. Abbiamo creato 69 milioni di euro di utile e le stime per la chiusura di quest'anno confermano un andamento molto positivo per tutti i nostri indici».

 

Partendo da Ceva, Banco Azzoaglio ha gradualmente ampliato il proprio raggio d'azione, abbracciando le province di Cuneo, Savona, Imperia e, più recentemente, Torino. Non solo. Se le altre banche stanno riducendo il numero delle proprie filiali, la famiglia Azzoaglio ha optato per il verso opposto, andando controcorrente.

 

«Stiamo esprimendo la nostra presenza territoriale anche attraverso gli sportelli remoti – spiega la presidente – che non vogliono essere un rimpiazzo con operazioni telematiche, ma una formula di servizio nella quale resta centrale il valore della presenza dell'operatore, che dialoga in remoto con il cliente svolgendo tutte le funzioni di uno sportello tradizionale. Una soluzione fisica e digitale allo stesso tempo». Una soluzione che permette di erogare il servizio bancario in territori che ne rimarrebbero privi, supportando le economie locali.

 

«Siamo consapevoli di colloquiare con generazioni completamente diverse tra loro per modo di intendere non solo le esigenze finanziarie, ma tutta la sfera lavorativa e personale – aggiunge Simone Azzoaglio-. Per questo abbiamo ripensato dalle fondamenta il nostro modo di erogare i servizi. Anche perché non ci sono profonde differenze solo tra generazioni, ma anche tra territori. Così oggi investiamo in progetti interni in grado di supportare queste evoluzioni».

 

D'altronde negli ultimi anni sono avvenuti diversi cambiamenti di natura geopolitica ed economica, e saper rispondere tempestivamente è un fattore sempre più importante e centrale. «Le catene decisionali corte, il dialogo immediato con la proprietà e il livello dirigenziale fanno la differenza rispetto ai grossi colossi bancari – sottolinea Simone Azzoaglio - che hanno dinamiche più lente e meno attente al singolo caso».

 

E poi, oltre alla digitalizzazione e alle differenze fra generazioni, l'Istituto è sempre più attento alla sostenibilità: "Il sistema bancario oggi è chiamato a farsi carico della transizione energetica e climatica, senza la quale il livello di sviluppo attuale non può essere supportato – riprende Erica Azzoaglio-. Gestire enormi quantità di dati, costruire sistemi di valutazione, procedure e modelli relazionali con la clientela assicurando che tutti i processi convergano verso gli obiettivi di una transizione sostenibile è possibile unicamente utilizzando al meglio le tecnologie oggi a disposizione".

 

Per rispettare questa direzione, il regolamento interno dell'Istituto prevede contributi e sponsorizzazioni solo per le iniziative che conducono a un impatto sociale e ambientale. Inoltre, è allo studio un modello per aiutare le startup e accompagnare le piccole aziende verso un'economia circolare.

 

Non solo. «Stiamo investendo risorse significative per rafforzare le relazioni con il territorio – spiega la presidente - offrendo laboratori di educazione finanziaria e di scrittura non solo nelle scuole, ma anche presso associazioni e comunità di tossicodipendenti. Queste iniziative mirano a fornire strumenti utili per la gestione consapevole delle risorse economiche, favorendo l'inclusione sociale e il reinserimento lavorativo degli individui coinvolti, in linea con le tematiche Esg. E poi anche quest'anno abbiamo rinnovato la collaborazione con la Fondazione Intercultura, offrendo una borsa di studio destinata a studenti meritevoli dell'Istituto d'Istruzione Superiore "G. Baruffi" di Ceva».

 

Lo sguardo, tuttavia, non è rivolto solo al futuro, ma anche al passato. E difatti lo scorso 2 dicembre al Teatro Marenco di Ceva è andata in scena la presentazione del libro "1879 – Una Banca di Casa" di Romano Salvetti, un volume che racconta la storia del Banco Azzoaglio, dalle origini sino ad oggi. Un percorso lungo 145 anni, fra tradizione, innovazione e profondo legame con il territorio.

 

«Il libro nasce dall'esigenza di fermarci e riflettere su noi stessi, la nostra identità, il percorso già fatto – spiega, con un po' di emozione, il presidente-. Un po' come quando durante una salita verso una cima si arriva ad una svolta, un colle, e ci si ferma per guardare i passi compiuti e prendere fiato per la strada che ancora è da percorrere. Un momento di comunione che abbiamo voluto condividere con la nostra comunità, i dipendenti e le aziende storiche del territorio che insieme a noi, in questi decenni, hanno contribuito a definire la nostra economia locale. È un omaggio alle generazioni che ci hanno condotto fin qui e che ci hanno passato il testimone».

 

«La commozione è molta – conferma Erica – proprio quest'anno abbiamo salutato per l'ultima volta il nostro papà e zio Franco. A lui e al fratello Paolo dedichiamo il libro e il nostro impegno». Il volume, una testimonianza viva, non si rivolge "solo" a chi è stato parte di questa avventura, ma anche alle nuove generazioni, affinché possano trarre ispirazione dal passato per costruire il futuro. È un invito a riflettere sul valore di una banca di territorio, sulla forza delle relazioni umane e sull'importanza di restare fedeli a principi come fiducia, radicamento e innovazione.
 

Fonte: MadeInCuneo, gennaio 2025